Padre Daniele Badiali

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Anniversario 2016

Manifesto anniversario 2016

 

S.E. Rev.ma Mons. ELIO TINTI , Vescovo Emerito di Carpi
e rettore del Seminario Regionale di Bologna ai tempi di Daniele


FAENZA - CATTEDRALE, 06 MARZO 2016


 

A metà quaresima, nella liturgia, c'è un invito molto preciso a rallegrarci, ad esultare e a gioire perché siamo nella vicinanza della Pasqua.

La stessa preghiera iniziale della Messa ci ha fatto chiedere al Signore "di affrettarci con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina".

• È chiamata, questa domenica, la domenica "Laetare", cioè "Rallegrati", dalla prima parola dell' Antifona d'ingresso proprio come invito ad essere lieti e sereni per la Pasqua ormai prossima.

• Pasqua vuoi dire "passaggio"! Passaggio dalla morte alla vita, dal peccato allo stato di grazia nel Signore.

• la liturgia di oggi ci presenta un esempio luminoso di Pasqua, riportato da Gesù agli Scribi e ai Farisei che mormoravano perché lui accoglieva e ascoltava i pubblicani e i peccatori.

È la parabola del Figliol Prodigo.

Dalla parabola che abbiamo ascoltato, si coglie subito una attenzione del Signore:

Dio rispetta la libertà delle persone, che è il dono più grande dato all'uomo, e rispetta la scelta di vita che ciascuno ritiene opportuno di fare.

• Nella parabola narrata da Gesù, il padre dà al figlio più giovane la parte di eredità che gli spetta e il giovane crede di realizzare la propria vita sprecando tutti i suoi beni, rimanendo poi nella più tremenda miseria e riducendosi ad andare a curare i porci. Sotto lo stimolo della fame, quel figlio rientra in se stesso e pensa al padre e a tutto il bene che c'era nella casa del padre e decide di ritornare a casa, dove il padre lo aspettava da tempo. Appena il padre lo intravede mentre si avvicina a casa, gli corre incontro, non lo redarguisce, gli si getta al collo e lo bacia e fa ammazzare il vitello grasso, e fa festa perché suo figlio era morto ed è tornate in vita, era perduto ed è stato ritrovato.

È una parabola che esprime l'immenso amore che Dio ha per ciascuno di noi. ed esprime il suo desiderio infinito che ogni uomo sia in piena comunione con lui.

San Paolo nella seconda lettura invita i Corinti, e oggi invita noi, e ci supplica di lasciarci riconciliare con Dio.

• Don Daniele Badiali, che ricordiamo nel 19° anniversario della sua morte, aveva talmente capito questa stupenda realtà di amore di Dio per ogni uomo, che ha offerto la sua vita per annunciare a tutti l'amore e l'infinita misericordia del Padre, fino a scegliere di andare missionario in Perù per questo annuncio di senso pieno della vita a quelle popolazioni.

• Scrive a un suo compagno di seminario il 27 luglio 1994 da San Luis: "Condivido benissimo ciò che mi scrivi sull'uomo che manca all'appuntamento con Dio, che non risponde. Io mi sento ancora più drastico, l'uomo ha eliminato Dio, non gli serve, perché la sua vita ormai è già super programmata ...

• Così sono preoccupato di come l'uomo stia perdendo la fede, e lo sento da come il Signore non entra più nelle situazioni, nei momenti concreti della nostra vita ... Si crede di aver raggiunto chissà quali mete nell'aver tolto Dio da tutta la sua vita civile e sociale ... e sempre più capisco che senza testimonianza fino al martirio non c'è nessuna trasmissione del messaggio cristiano".

• E in un'altra lettera scritta il 18 giugno 1996 da Yauya, mi confida: "Oggi più che mai sento che la vita si gioca o a favore di Dio o contro di lui. E siamo noi cristiani con la nostra vita che dobbiamo saper morire per "salvare Dio" (anche se lui non ha di certo bisogno di noi, ma ha lasciato noi su questa terra fino a che non ritornerà ... ).

• E più avanti, al suo ritorno in Perù dopo aver fatto visita alla sua famiglia e al Seminario Regionale di Bologna, scrive: "Sono tornato sulle Ande col desiderio di abbandonarmi a ciò che il Signore vorrà .... So solo che devo essere soldato di Gesù in qualsiasi luogo mi trovo. Non ho nulla da difendere di mio. Vorrei solo imparare a morire, staccandomi da ogni "desiderio umano" ... Che fatica, glielo assicuro, ma non ho altro .. ". E più avanti: "Ecco perché sento che noi cristiani siamo chiamati ad essere santi, tocca a noi dare speranza di Dio, che vale più Lui di ogni altra cosa, con la nostra vita ... Cerco la luce di Dio, per questo mi sono incamminato per il sentiero della carità qua sulle Ande tra la povera gente.."

Don Daniele è stato un autentico discepolo del Signore Gesù e si è consegnato totalmente alla Chiesa

Daniele è stato innamorato di Gesù Cristo: ha cercato il Signore con tutte e sue forze e si è fatto suo discepolo giorno dopo giorno.

Questa è la testimonianza e l'itinerario di fede, faticoso e graduale, della sua vita, alla sequela del Signore.

"Guardando alla purezza dei nostri bambini mi vien da piangere, vedendo quanto io ne sono lontano. Così mi sento come un bambino, che desidera cercare il Signore ... Se alla Messa non sto raccolto, se sento che faccio fatica ... mi viene spontaneo dirmi: molte volte faccio grandi discorsi sulla fede e poi neanche in chiesa, so tenere rispetto alla casa di Gesù" (Chacas, 1986).

"Imparo a leggere la vita con gli occhi del Vangelo, così mi è facile capire perché hanno ucciso Gesù, Questa lettura della vita vale più di tutte le analisi sociologiche attuali, vale la salvezza della nostra anima. Sento che il Vangelo va preso in blocco, non esistono le mezze misure, la carità va fatta sempre ... Così capisco perché nel mondo ci sono tante ingiustizie, perché non c'è carità: Gesù ha indicato chiaramente con la sua vita il cammino per ognuno di noi. Se vogliamo essere perfetti come lui vuole. Mi sento tanto peccatore e con una gran paura di non salvarmi, per questo desidero obbedire solo a Gesù". (S.Luis, 1993).

"Oggi non si riesce più a dare la speranza di Dio se non ci si mette accanto alla persona, gli si dà la mano, e nella mano, si stringe forte il nome di Gesù. Come lo si pronuncia, subito mi viene chiesto di essere trasparente, sincero, pulito, casto, di pregare, di vivere sacrificato, di volere bene ... Ma nel mio cuore il dubbio di imbrogliare è fortissimo: e invece di legare le persone care a Gesù, li lego a me stesso, perché non so dire Gesù con la mia vita. Il bisogno di essere perdonato è costante, e vivo questa coscienza di sentirmi un povero peccatore." (Jangas, 1995).

"Vorrei solo imparare ad essere un padre che sa amare, che accoglie i ragazzi e la gente povera per offrirgli l'unico cammino della nostra vita, quello che conduce a Gesù ... Il tormento di imbrogliare Gesù dicendo tante parole su di Lui è continuo e reale ..." (Jangas, 1996).

Daniele è stato anche testimone di un amore profondo alla Chiesa: una consapevolezza che è cresciuta gradualmente sino ad un abbandono incondizionato alla Chiesa nella persona del suo Vescovo. L'amore a Cristo e alla Chiesa è cresciuto di pari passo nella sua vita: le espressioni che seguono, tratte dalle lettere di un "figlio" a suo "padre" (il Vescovo), ne sono un'indiscussa testimonianza.

". .. Anch'io tomo per 'ricominciare' gli studi: sono contento di poter venire a Bologna e soprattutto di potermi mettere sotto la sua obbedienza. Farò il cammino come tutti... Stando in seminario avrò modo di conoscere e fare amicizia con i seminaristi, soprattutto quelli della mia diocesi, e così sarà più bello avere una diocesi alle spalle e trovarsi in una famiglia sotto la sua direzione". (Chacas, 1986).

" ... Desidero e voglio, con l'aiuto del Signore, mettere tutta la mia vita a servizio della Chiesa di Faenza-Modigliana con piena obbedienza a Vostra Eccellenza che ora la presiede e ai Suoi successori; e di conseguenza, andare dove lei e i suoi successori riterranno opportuno. Don Ugo stesso in questi giorni ha detto ai ragazzi che io divento prete della Chiesa di Faenza e non dell'Operazione Mato Grosso, e quindi in qualsiasi momento il Vescovo può richiamarmi in Italia ed io essere a sua disposizione. L'Operazione non è la Chiesa, è solo un piccolo cammino per darsi agli altri facendo la carità e devo essere povero per saper ubbidire.." (Bologna, 1990).

" ... Le scrivo, e nel mio cuore porto tutto ciò che Lei rappresenta per me. Il regalo d'aver ricevuto il sacerdozio. Vorrei sentire il bene di un figlio che si commuove nel vedere la testimonianza di un padre in piedi ad attendere Gesù." (Chacas, 1996).

" ... Attendo con ansia il suo arrivo qua in Perù: non si scordi che i figli più lontani attendono con più ansia e desiderano rivedere i loro padre." (S.Luis, 1993).

Ringraziamo ancora una volta il Signore per il dono della vita e della testimonianza di don Daniele e chiediamo al Signore di donarci di vivere ogni istante della nostra esistenza terrena alla sua presenza e nell'amore pieno a Lui e ai nostri fratelli, con semplicità, ardore e anelito per essere a Lui graditi e per essere ciascuno di noi testimoni coerenti e fedeli della sua presenza.

Il Signore ce lo conceda e don Daniele ce lo ottenga dal Signore. Così sia.


06/03/2016 S.E. Rev.ma Mons. ELIO TINTI, Vescovo Emerito di Carpi