Sono italiana ma vivo in Francia, abito - per grazia! – in un eremo accanto a una realtà per i giovani, una scuola di preghiera e di evangelizzazione, e questa situazione mi permette di vivere una missione discreta, nella preghiera, ed essere nello stesso tempo in contatto con giovani provenienti da diversi Paesi del mondo.
P. Daniele Badiali. Avrei potuto incontrarlo, magari all’Agraria di Imola dove ho studiato proprio negli stessi anni di un suo caro cugino. Tante cose avrebbero potuto farci incontrare e accomunarci, ma questo non é accaduto. L’incontro é avvenuto solo dopo. Dopo la sua preziosa morte e la pubblicazione delle sue lettere. E forse é provvidenziale per me, perché quando si conosce una persona da vicino, spesso il suo segreto più intimo ci sfugge.
Non pretendo aver sondato l’anima di Daniele. Posso dire però che la lettura delle sue lettere non solo me lo ha reso vivo e vicino, ma mi ha messo davanti a un orizzonte immenso. Un aria pulita, un cielo trasparente e vasto come quello delle sue Ande. E insieme la dolcezza di un grembo generoso, fertile come la sua Romagna. Terra dove la gente, insieme ai frutti del lavoro, sa accogliere e ridonare con cuore grande anche la bellezza e la fatica della vita. E sembra proprio, dentro le confidenze di Daniele, di respirare il profumo di un amore che ha la fragranza del pane fatto in casa: amore tenero di una madre, amore forte di un padre instancabile.
Anche questo é ancora poco. C’é di più. Daniele é un amico che ti invita a dargli la mano. Se accetti, ti ritrovi a camminare con lui, e lui ti trasportarta in alto. In regioni dove non viviamo abitualmente: nel dono totale e gratuito, nel bisogno di dimenticare sé stessi per amore di Qualcuno che ci ha amato più di Lui stesso. Qualcuno che era l’Amore in persona. Questo Qualcuno Daniele L’ha incontrato.
Prima, si é lasciato lui incontrare dai poveri, li ha amati, poi ha trovato lì, sui loro volti affranti, il Volto che era la speranza del suo cuore, il Volto che é l’attesa vera degli uomini. L’ha riconosciuto, ha camminato nella sua Presenza, forse senza rendersi conto, facendo semplicemente i Suoi passi: bontà e verità. Magari senza sapere che erano passi così grandi, che l’avrebbero portato tanto lontano. Si é fidato, come un bambino... E quando é arrivata l’ora ultima, come un bambino Gli ha dato la mano, é andato da Lui ripetendo il suo nome, Gesù. Proprio come quando aveva ricevuto l’Ordinazione sacerdotale. L’altare della Messa e l’altare della Vita. Daniele, sacerdote, non li ha mai separati. Tutta la sua vita era uno stare in ginocchio a ripetere Gesù, tenendo la fiammella della speranza sempre accesa in mezzo alle tenebre. Lui la speranza l’aveva trovata nella carità da vivere con Gesù.
Il suo messaggio é un dono per noi oggi perché troppe persone, troppi giovani sono nella notte, notte della fede, che Daniele ha vissuto, notte di chi non sente più Dio vicino, una notte per cui la luce é diventata “strana” tanto che l’attesa del giorno non é più...
Daniele é un giovane che ha camminato nel buio, e ha continuato a credere al giorno. Quella sua speranza continua di incontrare Gesù, dopo avere con Lui “difeso” il Padre buttando tutto... La carità. Questa la sua sola luce. Si é messo interamente in gioco per lasciarla brillare. Ha preso su di sé tutta la fatica del credere – come Gesù l’ha fatto sulla croce. La fatica grande del nostro mondo contemporaneo.
Il mondo sembra togliere ai giovani anche solo l’idea che sia possibile donare la vita così. Daniele dice che é possibile. Chiudere gli occhi, poi un passo dopo l’altro, un sì dopo l’altro, senza voltarsi indietro... In una lettera scrive: “mi é naturale dire sì...”
No, non capita spesso di incontrare una fiamma come questa, qualcosa dentro, nascosto, che arde, arde, e non si posa mai. Ti trasporta, ma anche ti consuma.
Così diversa dalle luci e dalle “paillettes” dello spettacolo.
Daniele. Così piccolo, ma così grande. Per chi l’ha conosciuto, é passato come una piccola stella, un amico caro, semplice, ma dentro c'era l'incendio di Gesù, il fuoco della Croce, come poche volte divampa in un'anima.
Daniele ci dice che la santità non é essere grandi, ma é lasciarsi toccare da quella mano di Gesù, da quella voce che chiede: "Vuoi darmi tutto?" Se la risposta é sì, allora subito: "Vieni, sarai con Me..." E non c'é gioia più grande...
Padre Daniele: un amico buono del Signore, sincero, che ha ancora tanto da donare alla Chiesa Sposa, per portarla più avanti nel Mistero di Colui che, col dono di sé, l'ha generata.
Prego perché la sua testimonianza sia sempre più feconda, dentro la Chiesa che i suoi passi, il suo sì, il suo amore semplice hanno arricchito, ieri e per sempre, la Chiesa bella (ma perfettibile!) del Perù, ma anche dentro le nostre Chiese in occidente, dentro il cuore specialmente di coloro che il Signore ha chiamato e chiama per far loro dono del suo sacerdozio.
Poi gli chiedo di ricordarci sempre, a tutti, come é bello restare piccoli e puliti, fedeli alla piccola fiamma che il battesimo ci ha messo tra le mani.
Suor Chiara