Non succede spesso di poter assistere da vicino ad un processo di beatificazione e canonizzazione ed è quindi legittima una certa curiosità attorno a questo tema: come si fa un santo?
Prima di analizzare brevemente i passaggi principali di questo particolarissimo processo, è necessaria una premessa: tutti noi abbiamo conosciuto persone “sante”, persone che hanno vissuto le proprie giornate dimostrando una grande fede e che ora affidiamo alla misericordia di Dio, pensandole in Paradiso: ogni singolo cristiano deve aspirare a diventare santo. Coloro che la Chiesa chiama “ufficialmente” santi e che venera sugli altari sono solo una piccolissima parte di un immenso tesoro di santità sviluppatosi lungo i secoli; sono solo alcuni rappresentanti, testimoni privilegiati, modelli di vita, che stimolano ognuno di noi a trovare la propria strada per la santità.
Prima di iniziare il processo
Un processo di beatificazione può iniziare dopo che siano trascorsi cinque anni dalla morte della persona e prima che ne siano trascorsi trenta. Esiste dunque un doppio limite: da un lato, i cinque anni servono a far passare l'onda emotiva che inevitabilmente segue la morte di ogni persona di Dio, lasciando spazio ad un giudizio più sereno ed equilibrato; dall'altro lato, i trenta anni impediscono la perdita di preziosi testimoni oculari, che sono la principale fonte di conoscenza per la vita della persona.
È necessaria anche una certa “fama di santità” della persona, ovvero l'opinione comune della gente secondo cui la sua vita è stata pura e integra, ricca di virtù cristiane.
La fase diocesana
Il processo si svolge a livello diocesano: dal momento del suo inizio, ci si riferisce alla persona con il titolo “Servo di Dio”. Scopo del processo è mettere in luce la vita e le virtù del Servo di Dio, dimostrando lo spessore del suo vissuto cristiano. Questa ricostruzione viene fatta seguendo due piste: raccogliendo le testimonianze orali delle persone che hanno conosciuto il Servo di Dio e possono raccontare con precisione fatti, eventi, parole; raccogliendo tutti gli scritti del Servo di Dio.
Per questo lavoro viene costituito un apposito tribunale, a cui chiunque può rivolgersi per offrire la propria collaborazione.
Il tribunale è composto da numerose persone. L'attore e il postulatore sono coloro che sostengono e incoraggiano la figura del Servo di Dio. Il giudice guida gli interrogatori dei testimoni e lo svolgimento di tutto il processo. Il promotore di giustizia collabora con il giudice e vigila sulla correttezza del lavoro. I notai scrivono le deposizioni dei testimoni e autenticano ogni pagina di ogni atto del processo. Una apposita commissione storica deve raccogliere i documenti storici che riguardano il Servo di Dio e tutti i suoi scritti. Infine la commissione teologica deve valutare i medesimi scritti, se vi sia qualcosa di contrario alla fede o alla morale.
Terminato questo lavoro, si chiude la fase diocesana del processo e tutti i documenti raccolti vengono consegnati a Roma alla Congregazione per le cause dei santi.
Venerabile, beato, santo!
A Roma tutta la documentazione viene analizzata da un gruppo di nove teologi, poi da una riunione di cardinali e vescovi e infine, in caso di esito positivo, il Papa firma il decreto sull'eroicità delle virtù del Servo di Dio: questi d'ora in poi viene chiamato "Venerabile" e può essere pregato e invocato anche pubblicamente.
Dopo aver ricevuto il decreto che attesta la venerabilità, deve avvenire un miracolo attribuito all'intercessione del Venerabile per poter arrivare alla beatificazione. I miracoli accettati sono delle guarigioni complete, perpetue, scientificamente inspiegabili.
Per poter arrivare alla canonizzazione, ossia per poter essere dichiarato Santo, si deve attribuire al Beato un secondo miracolo, avvenuto però successivamente alla cerimonia di beatificazione.
don Alberto Luccaroni